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Federica Simonte

UNA GENERAZIONE PERFETTAMENTE IMPERFETTA



Presi il posto del docente che si era appena seduto in prima fila e che aveva fatto un discorso abbastanza vuoto sulla tecnologia. La nostra scuola aveva deciso di sensibilizzarci su questo argomento, ma tutte le parole che venivano pronunciate e che si diffondevano in quella stanza piena di alunni si vanificavano subito, come se volassero via e nessuno le facesse proprie. Così dopo vari discorsi che non avevano catturato l’attenzione di nessuno di quegli alunni, ma ci colpevolizzavano soltanto senza capire il nostro punto di vista distogliendoci dall’argomento stesso, attaccandoci come se fossimo una generazione senza futuro a causa della tecnologia e ormai senza più speranze, irritata da quelle accuse, invece di pronunciare il discorso che avevo accuratamente preparato, dissi ciò che realmente pensavo:

Forse i grandi avevano ragione quando dicevano che siamo una generazione senza speranza e senza futuro, perché non ci concentriamo sulle cose importanti e guardiamo sempre delle banalità virtuali - il microfono fece un fischio che attirò ulteriormente l’attenzione e in quel frangente vidi le facce soddisfatte di chi aveva sostenuto questa tesi - però non penso che loro avrebbero fatto diversamente e attualmente certi adulti sono ossessionati dai social quanto lo è la nostra generazione, quindi non mi sembra il caso di criticare; tuttavia, oltre ad essere quella generazione senza futuro che non vuole neanche per idea sfiorare l’idea di lavorare e di fare qualcosa perché troppo “sfaticata”, siamo pure quella generazione sempre pronta ad aprire i nostri orizzonti e a guardare con speranza verso le cose nuove e verso la conoscenza, senza avere mai paura di rinnovarsi e di imparare.

E per questo dobbiamo anche ringraziare il mondo virtuale che ogni giorno frequentiamo, poiché ci espone perennemente a nuove idee e conoscenze che ci aprono la mente, ci fanno conoscere cose che non pensavamo nemmeno che potessero esistere e già conosciamo alla nostra età problematiche che la vecchia generazione ha toccato soltanto dopo, quando le ha dovute vivere. La curiosità ci spinge ad informarci e a guardare con interesse quelle futili banalità, che, se ricevessero anche l’attenzione dei più grandi, alla fine capirebbero che ciò che ci distrae, come i meme, i video ironici o i balletti, sono un semplice modo per estraniarci dalla realtà che già stiamo imparando a conoscere e che certe volte cerchiamo di ignorare per semplice e innocente paura, da adolescenti quali siamo, perennemente esposti alla cruda realtà di ogni giorno, espostaci nelle piattaforme in cui ormai viviamo.

Ogni giorno ci confrontiamo, parliamo, scambiamo idee ed opinioni, sempre ovviamente rimanendo nella nostra sfera virtuale, tanto che i dibattiti parlati nella vita reali sono pochi, e questo può essere uno svantaggio perché accresce la paura che abbiamo della realtà. Quindi sì, abbiamo i nostri difetti, ma chi non ne ha? Difetti che, tuttavia, se analizzati e capiti da noi stessi, possono davvero portare a un cambiamento di questa generazione “senza futuro”, sperando che un giorno la tipica frase “Ai tempi miei non era così, noi eravamo meglio, non facevamo questo né tanto meno quello!” possa sparire, perché ci saremo immedesimati nelle generazioni che verranno, cercando di arrivare a migliorarle, utilizzando una cosa fondamentale, di cui siamo stati e di cui veniamo sempre privati: la fiducia.”. Conclusi guardando i miei coetanei che per la prima volta stavano prestando attenzione; colsi allora l’occasione e continuai:

Veniamo sempre sottovalutati e trattati come bambini, pretendendo che però ci comportiamo da adulti. Non pensate che questo possa essere un riflesso delle insicurezze e del cambiamento che gli adulti non hanno visto e che stanno cominciando a vedere con noi?

Bene, forse è il momento di far ricredere coloro che non ci hanno dato fiducia, facendogli capire quante potenzialità possediamo e che capacità abbiamo di poter davvero portare un cambiamento. Tuttavia questo cambiamento deve prima partire da noi e lo dobbiamo sentire, altrimenti ricadremo di nuovo nello stesso errore.

Finii di parlare e ci fu un silenzio tombale, tutti mi guardavano un po’ intontiti e nessuno riusciva a commentare. Alcuni professori mi guardavano un po’ storto, ma evitai i loro sguardi e, quando mi sembrava che le mie parole fossero state completamente vane, una ragazza si alzò dal suo posto e il rumore della sedia che strisciò bruscamente sul terreno fece girare tutti verso di lei. Leggermente in ansia per il fatto di dover parlare davanti a tutti si schiarì la voce e disse: “Sono perfettamente d’accordo con te e ammiro il tuo coraggio nell’aver detto quello che pensi. Non sai quante volte io mi sia sentita nello stesso modo, come se i grandi che vogliono tutto da noi alla fine non riescano a darci gran che e mi viene rabbia pensando che non ce lo meritiamo. Tuttavia mi rincuora il fatto che forse da quello che viviamo ogni giorno possiamo trarne un insegnamento e fare di meglio un giorno.” La sua voce era tremante, ma prese coraggio e continuò a parlare.

Tuttavia mi sono resa anche conto che ci stiamo perdendo quanto sia bella la natura e che stando chini a guardare tutto il giorno in uno schermo sopra la nostra testa vi è una bellezza che sottovalutiamo troppo. Così ogni tanto mi fermo a riflettere su quanto la nostra distrazione verso i social ci porti a ignorare la maggior parte delle volte qualcosa che è così vicino a noi, non facendo mai attenzione a quanto sia bello l’azzurro del cielo, la forma delle nuvole o i colori che si vengono a formare perfino durante una tempesta, le sfumature grigie e bianche delle nuvole che si infittiscono sempre di più formando un manto di nero quasi notturno, certe volte illuminato di viola e bianco a causa di un fulmine, che disegna nel cielo la proiezione veloce della sua elettricità. E così senza fermare nemmeno un attimo la nostra irrefrenabile fretta veniamo distolti anche dai suoni che vengono prodotti dalla natura, tanto che non facciamo caso al frastuono dei tuoni, al ticchettio della pioggia, ad un ruscello che con estrema musicalità danza tra le rupi di una montagna o al semplice silenzio di una notte d’estate la cui tranquillità viene dipinta da milioni di magiche stelle.

Così noi siamo pieni di speranza, ma forse non riusciamo a fare molto per poter cambiare.”

Si sedette e tutti rivolsero lo sguardo verso di me aspettandosi una risposta, dopo una piccola esitazione dissi: “Quello che ci differenzia dalle altre generazioni è il potere della conoscenza e della comunicazione immediata, che ci permette di fare davvero tantissime cose. Perché vanificare la possibilità di poter portare nel mondo il cambiamento della nostra società, in cui possa regnare l’uguaglianza, la concordia, la parità di genere e la battaglia contro tutti i tipi di discriminazione?

Di una cosa dobbiamo ringraziare la vecchia generazione, di aver riconosciuto parte del nostro disagio e di aver cominciato a sensibilizzarci su argomenti come il bullismo, la violenza e i maltrattamenti, perché senza di loro sarebbe stato più difficile capire tutti i problemi della società. Quindi penso che nessuno debba criticare gli altri, neanche noi. È necessario dialogare civilmente e con rispetto per poter capire i propri sbagli e per essere migliori di prima.

Il cambiamento è possibile e possiamo davvero realizzarlo, bisogna solo avere fiducia è un po' di pazienza.”

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