top of page
  • Lorenzo Vulpetti

Tra Scienza e Filosofia

Il rapporto che intercorre tra scienza e filosofia è stato oggetto di molte critiche, che nei differenti periodi storici hanno determinato molteplici pensieri. È necessario specificare che nel periodo antecedente al 1600 non vi è una netta distinzione tra scienza e filosofia. In celebri autori del Medioevo, quale Tommaso d’Aquino, la scienza è inclusa nella filosofia, che rappresenta la materia prima, dopo la teologia. La scienza filosofica di questi autori è la metafisica, fondata con definizione da Aristotele. La metafisica si propone di spiegare fenomeni naturali (non si parla ancora di fenomeni scientifici) mediante spiegazioni razionali. Da questa esigenza nascono determinati principi logico-razionali quali il principio di non contraddizione e il principio di identità, elaborati dalla filosofia parmenidea. Tommaso d’Aquino si sofferma sulla metafisica distinguendo Enti ed Essenze, completando il pensiero metafisico aristotelico. La Scienza moderna nasce nel 1600 con Galileo Galilei che stabilisce il processo mediante il quale condurre un’indagine oggettivamente scientifica. Risulta essenziale distinguere un momento osservativo-induttivo ed un momento ipotetico-deduttivo. Il caposaldo del metodo galileiano è l’introduzione del metodo sperimentale e il ruolo che assume l’epistemologia (dal greco epistḗmē “conoscenza” e logos “discorso”) nello studio nella natura.



Nascono così due nuove concezioni di scienza e natura:


- la concezione di natura come ordine oggettivo e causalmente strutturato di relazioni governate da leggi;

- la concezione della scienza come sapere sperimentale-matematico e intersoggettivamente valido, avente come scopo la conoscenza progressiva del mondo circostante e il dominio di esso da parte dell’uomo.




La nascita della scienza moderna suscita nuove critiche sul rapporto che intercorre tra scienza e metafisica. Un baluardo sul rapporto che intercorre tra queste due discipline è la Critica della Ragion Pura di Immanuel Kant. Kant è definito il filosofo della ragione ed uno dei maggiori esponenti illuministi della filosofia. Nella Critica Kant si propone di sottoporre a giudizio la ragione umana. Per critica della ragion pura si intende l’indagine rigorosa della “facoltà della ragione riguardo a tutte le conoscenze a cui può aspirare indipendentemente da ogni esperienza” (Critica della Ragion Pura, Prefazione – I. Kant) per determinare l’eventualità di una metafisica come scienza. La conoscenza che deriva dall’esperienza è detta “a posteriori”, mentre quella indipendente dall’esperienza viene definita “a priori” e solo essa è universale e necessaria. La conoscenza scientifica, quale parte della matematica e della fisica, è una “sintesi a priori”, contiene cioè “giudizi sintetici a priori”: “sintetico” indica il predicato che aggiunge qualcosa di nuovo al soggetto, e “a priori” indica che non deriva dall’esperienza. Kant fonda dunque la matematica, la fisica e la metafisica. Definisce matematica e fisica quali scienze. La metafisica non è una scienza: per essere scienza si dovrebbe fondare su giudizi sintetici a priori: manca l’esperienza. Attribuisce alle prime due una funzione costitutiva, e all’ultima una funzione regolativa. La funzione costitutiva ci spinge a conoscere; la funzione regolativa ci spinge a pensare. Il conoscere limita, il pensiero va molto oltre, ma ciò che va pensato non necessariamente esiste. La metafisica è importante perché amplia i confini della scienza.



Risulta comunque indispensabile soffermarsi sui limiti che la scienza comporta: in campo scientifico la certezza non esiste. Una legge fisica/chimica, pur basandosi su principi matematici, non è in grado di escludere la presenza di un possibile teorema che la smentisca per casi particolari o che permetta di arrivare ad un risultato più accurato. Questa conclusione è causata da inesattezze nella conduzione dell’esperimento, quali misurazioni inesatte o eccessiva complessità del sistema, o dall’impossibilità di eseguirlo infinite volte. Karl Popper, celebre filosofo contemporaneo, elaborò il principio di falsificabilità secondo il quale una teoria è scientifica solo se è in grado di suggerire quali esperimenti e quali osservazioni potrebbero dimostrarla falsa. Se una proposta teorica o un’ipotesi non può essere sottoposta a un controllo che possa falsificarla, allora il teorico che l’ha avanzata può suggerire, a partire da essa, qualsiasi altra concezione senza possibilità di contraddittorio: l’ipotesi iniziale può portarci a qualunque conclusione senza che si possa confutarla. “L’inconfutabilità di una teoria non è (come spesso si crede) un pregio, bensì un difetto. Ogni controllo genuino di una teoria è un tentativo di falsificarla, o di confutarla. La controllabilità coincide con la falsificabilità; alcune teorie sono controllabili, o esposte alla confutazione, più di altre; esse per così dire, corrono rischi maggiori.” (Congetture e Confutazioni – Lo sviluppo della conoscenza scientifica – K. Popper). La falsificabilità è l’unico criterio scientifico che abbiamo: una teoria non potrà mai essere verificata del tutto, può essere solo falsificata.


Bibliografia:

  • - L’ideale e il reale, corso di storia della filosofia, Volume 2 (Dall’Umanesimo a Hegel) – Nicola Abbagnano, Giovanni Fornero – Paravia Pearson;

  • - Il palazzo di Atlante, le meraviglie della letteratura, Volume 2A (Dal Barocco alla civiltà dei Lumi) – Riccardo Bruscagli, Gino Tellino – G. D’Anna;

  • - Critica della Ragion Pura, Seconda Edizione – I. Kant – (1787) – Titolo originale: Kritik der reinen Vernunft;

  • - Congetture e Confutazioni – Lo sviluppo della conoscenza scientifica – K. Popper – (1963).

Articolo di Lorenzo Vulpetti Redazione: Lorenzo Vulpetti, Giulia Di Paola, Sofia D’Aguanno, Maria Laura Messineo.


27 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page