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Spada Dario, Minaudo Giuseppe

Interviste impossibili a Galileo Galilei, Renato Cartesio e Francesco Bacone.


Oggi il Liceo Fardella Ximenes ha l’onore di intervistare tre dei più grandi filosofi e scienziati del 1600, che si sono distanziati dai preconcetti metafisico-teologici delle dottrine precedenti per elaborare un proprio metodo scientifico: Galileo Galilei, figura fondamentale non solo per le sue scoperte scientifico-astronomiche e per la creazione di un proprio metodo scientifico, ma soprattutto per la sua battaglia in difesa della scienza contro ogni dogmatismo; Francesco Bacone, che delinea l’immagine di una scienza posta al servizio dell’uomo, allo scopo di garantirgli attraverso la tecnica (sperimentazione) il dominio sul mondo naturale; Renato Cartesio, riconosciuto come il fondatore del razionalismo e come ideatore di un metodo scientifico basato sulla ragione matematica, che è applicabile a tutto i campi del sapere.


Signor Galilei, qual è stato il suo rapporto con Dio e con la comunità ecclesiastica?

Galileo Galilei: nonostante io non abbia mai goduto di buoni rapporti con la Chiesa e con il Papato per via delle mie teorie che dovetti abiurare, non ho mai perso la fede in Dio; di fatto, Dio è parte integrante della mia concezione filosofica, in quanto si configura sia alla base della scienza che della fede, che sono due discipline che si occupano di due campi differenti: la fede arbitra nel campo etico-religioso, la scienza nel campo delle verità naturali; in altre parole, la scienza ci spiega come è fatto il cielo, la religione come arrivarci.


Signor Cartesio, cosa ne pensa lei di Dio essendo il padre del razionalismo? Secondo lei Dio esiste?

Renato Cartesio: è vero che io sono il padre del razionalismo e per questo spesso sono additato come ateo e non vi è cosa più lontana dalla realtà. Io stesso, in virtù del mio razionalismo, ho provato in modo logico e ontologico l’esistenza di Dio, il quale si trova alla base del mio metodo scientifico ed è il garante di tutta la scienza poiché, in quanto essere virtuoso e di sommo bene, contrasta gli inganni del genio maligno e rischiara la verità all’uomo.


Sig. Bacon, Ci potrebbe parlare del suo ultimo capolavoro, la Nuova Atlantide?

Francesco Bacone: grazie mille per la domanda, per la stesura della Nuova Atlantide ho immaginato un “paradiso” della tecnica, in cui fossero portati a compimento tutte le invenzioni del mondo. L’opera inizia con il naufragio di una flotta europea nelle coste di “Bensalem”, un’isola popolata da scienziati ed inventori cristiani che insieme lavorano nell’enorme laboratorio sperimentale di “Salomone”, nel quale cercano di conoscere le forze nascoste della natura per estendere i confini dell’impero umano ad ogni cosa possibile.


A proposito di metodo scientifico, potreste illustrarci i vostri metodi e spiegare perché il vostro è superiore agli altri?

Francesco Bacone: Il procedimento che ci permette di conoscere la scienza per conquistare il suo predominio è quello dell’induzione, che è utile all’invenzione e alla dimostrazione delle scienze e delle arti. Il punto d’inizio del mio metodo induttivo è dunque la raccolta e la descrizione dei fatti particolari, che una volta catalogati, sono sperimentati per dare luogo a delle vere e proprie leggi generali. Pertanto, il mio metodo è ben differente da quello aristotelico che si basa solamente su una deduzione puramente logica che non fa prese sulla realtà e quindi spesso risulta fallace.

Renato Cartesio: Il mio metodo, invece, è unico e semplice ed è superiore agli altri perché non solo ci permette di analizzare ogni campo pratico e fisico, come quello di Bacone, ma anche i campi teoretici e metafisici. Di fatto, il mio metodo mette da parte la sperimentazione in modo tale che possa essere sfruttato anche ciò che va oltre la natura; esso parte dal presupposto che si può accettare come vero solo ciò che si presenta come chiaro ed evidente e attraverso ulteriori procedimenti ci permette di risalire dal complesso al semplice e dunque a stipulare delle leggi.


Anche lei Signor Galilei, così come Bacone, nelle sue teorie prende le distanze da Aristotele, è corretto?

Galileo Galilei: certamente, ma questo non diciamolo ad alta voce, non vorrei che la chiesa arrivasse qui per arrestarmi nuovamente.


Signor Galilei, quale è il criterio su cui si basa il suo metodo scientifico?

Galileo Galilei: A differenza dei miei due colleghi, il mio metodo fonde la visione deduttiva a quella induttiva. Infatti, il mio metodo si suddivide in due momenti: il primo momento è definito osservativo-induttivo che parte da un’attenta osservazione di fatti e casi particolari che induce nella mente dello scienziato delle intuizioni; un momento ipotetico-deduttivo, durante il quale si parte dalle intuizioni precedenti che su base matematica sono elaborate in ipotesi che poi devono essere sperimentate per arrivare, infine, alla formulazione di una legge.


Grazie mille la vostra disponibilità e per le vostre interessantissime risposte che, di sicuro, sono spunto di riflessione. Speriamo, dunque, di poterci incontrare nuovamente per poter fare un’altra conversazione e di potervi rivedere sugli schermi del liceo Fardella Ximenes.

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