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  • Marrone Sofia, Vattiata Alice

Cosa intendiamo oggi per diritti umani?


È una domanda alla quale tutti noi dovremmo saper rispondere. Ci stupiamo del fatto che molti di questi diritti siano ignoti, perché dati per scontato da alcuni, alieni per altri, considerando il fatto che non vengono spesso rispettati.

Se vi suona nuovo il termine, in poche parole sarebbero i diritti naturali che possiede un essere umano indistintamente da etnia, stato sociale, sesso, religione, cultura e che devono essere garantiti dallo stato.

In particolare ha attratto la nostra attenzione l’articolo 14 il quale recita:

<<Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.>>

Un tema molto attuale in questo momento. Ma siamo sicuri che concordiamo tutti con ciò che dice il quattordicesimo articolo della dichiarazione dei Diritti umani?

L’Italia, come altri Paesi europei, in questo momento sta accogliendo molti profughi ucraini che scappano dal terribile conflitto in atto nel loro paese, come è giusto che sia.

Ma la magnanima e “civilizzata” Europa si è sempre comportata cosi?

Non è stata data la stessa importanza a moltissimi conflitti ancora in atto, ma più lontani, come ad esempio in Palestina, Syria, Iraq, i quali sono stati stigmatizzati come “Paesi di guerra” dove non ci sarebbe da stupirsi o da lottare non essendo “relativamente europei”.


Il Corrispondente degli esteri della CBS Charlie D’Agata, riguardo la Guerra in Ucraina dice: <<Non è l'Iraq o l'Afghanistan... questa è una città relativamente civile, relativamente europea>> per l’appunto, per non parlare della visione classista di Al-Jazeera:<< ciò che è avvincente è guardarli, il modo in cui sono vestiti. Sono persone benestanti, della classe media.

Questi non sono ovviamente dei rifugiati che cercano di scappare dal Medio Oriente o dal Nord Africa. Sembrano una qualsiasi famiglia europea che vivrebbe accanto a te.>>.

È una situazione che non dovrebbe essere canonicamente associata a nessun Paese, e da questi commenti, emerge che la guerra in Ucraina fa paura principalmente perché le persone si rivedono in quei cittadini, bianchi per la maggior parte, benestanti e benvestiti.

Questa superficialità e razzismo interessa anche gli aiuti umanitari, basti pensare a politici senza scrupoli che solamente per ottenere voti e consensi hanno incentrato la loro campagna politica proprio sulla negazione di accoglienza ai migranti di colore, trascurando il valore etico della situazione.

Anche alcuni politici italiani hanno esordito dichiarando che esistono” profughi veri e profughi finti” lasciando intendere che i migranti neri che si presentano alle nostre coste con i barconi, dopo giorni di abusi in cerca di una vita migliore, che a loro volta scappano da condizioni disumane, meritino di meno.

È dunque “giusto” spalancare le braccia solo a chi scappa dalle bombe di Vladimir Putin e mettere invece alle porte chi è già fuggito da altre guerre o tragedie?

Ritornando ad episodi di razzismo, questi si verificano anche al confine della stessa Ucraina. Basti pensare a tutti quegli studenti e cittadini “non bianchi” che come tutti cercano di scappare. In molte sono le testimonianze sui social di Pakistani, Africani, Indiani che vivono in Ucraina ai quali è riservato un trattamento diverso rispetto ai bianchi ucraini.

La Stessa Nigeria ha deciso di pronunciarsi su questo argomento richiedendo un trattamento equo, avendo riconosciuto che molti non venivano accolti sui treni verso la Polonia dal personale, in virtù del colore della loro pelle, come scrive Nze su Twitter:<< La polizia alla frontiera polacca voleva schiacciarci con i loro autobus e ci ha puntato le pistole addosso mentre noi urlavamo che siamo studenti >> continuando con: <<la polizia fa superare il confine solo agli ucraini qualcuno di noi ha dormito qui anche due notti gli altri sono tornati a Leopoli>>. Più volte si sono sentiti dire “no black”.

È incredibile ciò che ancora avviene nel ventunesimo secolo, dove ormai comunichiamo attraverso schermi luminosi, dove le distanze si sono annullate grazie alla tecnologia ma dove ancora non abbiamo un'umanità tale da vederci tutti uguali mettendo da parte interessi politici ed economici.

Forse è qualcosa di intrinseco nella natura umana odiare, ma proprio in virtù della nostra natura umana dovremmo imparare a metterci nei panni altrui.

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