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Immagine del redattoreIl Direttore Francesco Scaduto

“Mio figlio Nerone”

“Ho sempre sognato di vivere di elemosina come un'artista”

Questa è sicuramente una delle frasi simbolo di tutto il film “Mio figlio Nerone”.

Il film, che vede come attori principali Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Brigitte Bardot e Gloria Swanson, è una delle commedie chiave del panorama cinematografico italiano.

La scena è ambientata nella lussuosa villa di Bauli, di Nerone.



Il film è stato girato tra Francia e Italia, l'anno è il 1956 e il regista è Steno.

Il protagonista Nerone, interpretato magistralmente dal nostro amato Albertone, conduce una vita sregolata, dedita ai piaceri e ai divertimenti, insieme ai suoi amici e cortigiani.

Nerone teme una sola persone al mondo: sua madre Agrippina, interpretata da Gloria Swason.

L'ambiente placido e ozioso diventa più movimentato con l'arrivo improvviso della madre dell'imperatore che, circondata dalla sue terribili guardie germaniche, incute paura solo a guardarla.

Durante il suo soggiorno nella villa, il povero Seneca, interpretato dal grande Vittorio De Sica, dovrà stare attento ai ripetuti tentativi della donna di farlo capitolare, nella lotta per il controllo del giovane imperatore.

Il povero Nerone, troppo infantile per capire questi delicati giochi di potere, sogna solamente di diventare un artista, ma questa sua personale aspirazione verrà più volte screditata sia dalla madre, che lo vorrebbe generale come il nonno Germanico, sia dalla fidanzata Poppea, che ha rinunciato a tutto pur di diventare imperatrice.

Soltanto il buon Seneca sembra avere a cuore le aspirazioni del giovane artista, nel suo ruolo di tutore ed educatore, ma in realtà non fa altro che curare i propri interessi.

La scena principale dell'opera è il lunghissimo spettacolo di Nerone, in cui il perfido piano di Agrippina ha successo; Nerone, dopo i fischi del popolo alla sua rappresentazione teatrale, muta la sua “docile” personalità .

Da questo momento in poi vi sarà una situazione di crescente instabilità, prima nella scena che culmina con la reciproca congiura, finita male in entrambi i casi, tra le due parti e poi nel maxi processo indetto da Nerone per giustiziare i suoi falsi amici e adulatori, compresi anche Poppea e Seneca.

Nel processo, il filosofo stoico, facendo pressione sull'animo ingenuo di Nerone, riesce a evitare il pericolo e a lanciare una potente controffensiva alla sua rivale Agrippina.

Nel frattempo anche l'ennesimo tentativo di Nerone di uccidere la madre fallisce, così Seneca, Poppea e Agrippina cercano di trovare un compromesso per raggiungere i loro obiettivi.

Questo però non sfugge al povero Nerone, che farà in modo che i tre e tutto il popolo di Roma possano apprezzare le sue canzoni.

A mio parere, questo film è una bellissima commedia all'italiana, che fa tanto ridere, ma anche riflettere ( e apprendere).

Il suo fascino non si concretizza solo nella parodia dell'età giulio-claudia, ma anche e soprattutto nella molteplicità dei temi trattati, con un pizzico di ironia e divertimento.

Passiamo dalle vane aspirazioni giovanili all'amore, dagli intrighi di corte alle congiure, dall'autorevole figura del filosofo all'affetto per la propria madre, perché, come dice Seneca, “la mamma è sempre la mamma”.


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