Quando parliamo di amazzoni ci viene in mente la stereotipata caricatura di una donna agile e con grandi capacità nel combattimento, questa immagine suggerisce ai più un semplice pensiero: “è solo un mito”, ma per quanto assurdo possa sembrare, le amazzoni esistono e vivono tra noi, in una società che fa tacere le loro urla di protesta con vili silenzi mediatici.
Tutti ci ricordiamo dei grandi uomini della storia: Napoleone, Alessandro Magno, Giulio Cesare o Albert Einstein, ma in pochi si ricordano delle grandi donne: Marie Curie, Giovanna d’Arco, Livia Drusilla o Rosa Parks. “Basta una vittoria maschile per surclassarne cento femminili”.
Questa è la grande ingiustizia che caratterizza tutt’ora il nostro tempo. Per quanto molteplici i traguardi raggiunti ad oggi dal genere femminile, ad esempio l’aver ottenuto una personalità giuridica pienamente indipendente, oppure la libertà di scegliere tra una varietà di studi e carriere in precedenza aperte soltanto al genere maschile, di fatto, ancora, non eguagliano il ruolo dell’uomo nella società, le tanto proclamate “pari opportunità”.
Osservando i dati relativi alla situazione della donna nel mondo del lavoro, si evince che, secondo l’Istat, nell’U.E. nel 2017, le donne hanno guadagnato il 16% in meno degli uomini. Esse sono inoltre svantaggiate nella qualità del lavoro svolto: più elevata la quota di occupate a termine da almeno cinque anni, l’incidenza delle dipendenti con bassa paga (11,9% contro 8,8%), le occupate con un livello di istruzione più alto di quello richiesto per il lavoro svolto, e soprattutto è quasi tripla di quella degli uomini la quota di occupate in part time involontari.
Un aspetto emerso con chiarezza, grazie ai dati raccolti dal censimento permanente delle istituzioni pubbliche, è la limitatissima presenza femminile negli organi di vertice delle istituzioni, dove non raggiunge il 15%.
A tutto ciò è necessario aggiungere l’aspramente criticata “Quota Rosa”, che, a detta di molti, rappresenta un caso di disparità dei generi, per quanto i dati invece dimostrino come in realtà sia un mezzo per bilanciare la posizione della donna ancora notevolmente svantaggiata nel mondo del lavoro.
Troppo spesso i sogni di una donna vengono derisi e definiti improponibili, non tanto per il desiderio in sé, ma per il genere di chi lo ambisce, una vera e propria forma di discriminazione sociale che affoga nel triste mare dei silenzi femminili.
Silenzi che sono più cupi e profondi nel mondo orientale da dove raramente si sentono echeggiare voci di rivalsa da parte del genere femminile.
Una delle principali “voci” del mondo orientale è Malala Yousafzai, premio Nobel della pace, nota per l'affermazione dei diritti civili e per il diritto all'istruzione delle donne.
Stiamo assistendo tacitamente da secoli alla più grande repressione della storia senza far nulla, tanto basta per renderci complici e quindi colpevoli per l’indegna situazione della donna nella società odierna e del dilagante e ridicolo sessismo che caratterizza tutto il mondo.
Uomo e donna sono uguali nell’essenza ma diversi nella manifestazione, due piatti della medesima bilancia, con egual peso e dignità. Secondo la bibbia Eva nacque dalla costola di Adamo per essere uguale a lui, non nacque né dai piedi per essere calpestata, né dalla testa per comandare.
Vorrei ricordare il valore della donna con le parole dell’illustre scrittore William Golding, premio Nobel per la letteratura, che recita:
Credo che le donne siano pazze a pensare di essere uguali agli uomini.
Sono di molto superiori, da sempre.
Qualunque cosa tu dia a una donna, lei la migliora.
Se le dai dello sperma, lei ti dà un bambino.
Se le dai un’abitazione, lei crea una casa.
Se le dai del cibo, lei ti darà un pasto.
Se le dai un sorriso, lei ti darà il suo cuore.
Pertanto, dovremmo riflettere sulla preziosità dell’essere femminile e del fondamentale ruolo rivestito nel contesto sociale ed umano, ogni uomo, degno di questo nome, dovrebbe sostenere e coadiuvare queste valorose amazzoni.
Desidero infine rafforzare il concetto di discriminazione, citando un frammento “dell’elenco delle parole che discriminano le donne” scritto dal Prof. Stefano Bartezzaghi:
Un uomo di strada: un uomo del popolo. Una donna di strada: una mignotta.
Un uomo disponibile: un uomo gentile e premuroso. Una donna disponibile: una mignotta.
Un passeggiatore: un uomo che cammina. Una passeggiatrice: una mignotta.
Un uomo con un passato: un uomo che ha avuto una vita, in qualche caso non particolarmente onesta, ma che vale la pena di raccontare. Una donna con un passato: una mignotta.
Uno squillo: il suono del telefono. Una squillo: …dai non lo dico nemmeno!
Dovremmo estirpare la mal erba della discriminazione che ancora affonda le sue radici nel grande e prosperoso orto della moderna civiltà. Solo “falciando via” ogni tipo di pregiudizio e di luogo comune che risiede nell’antro più primitivo delle nostre menti, potremo cogliere i frutti di un futuro migliore per tutti.
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