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  • Sofia Lamia

LA SCHIAVITÙ IERI E OGGI

La schiavitù è, dal punto di vista teorico e storico, un’istituzione giuridica, cioè una forma di rapporto tra uomini codificata da leggi. Anticamente, presso i popoli greci e romani, la schiavitù era ritenuta un elemento fondamentale della vita economica e sociale, poiché non era stata ancora concepita l’idea di uomo con dei diritti inviolabili, come il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona. Contro la schiavitù si scagliò l’Illuminismo, con i suoi valori di libertà, uguaglianza e fratellanza. Col congresso di Vienna si provò a sancire l’abolizione di questa pratica disumana, ma, purtroppo, continuò a circolare attraverso il contrabbando. Nell’ Ottocento venne poi abolita nei paesi europei più avanzati. La schiavitù, però, non riguarda solo il passato. Esiste purtroppo ancora oggi in molte forme diverse: traffico di esseri umani, sfruttamento del lavoro per debiti, sfruttamento dei bambini, sfruttamento sessuale e lavori domestici forzati; queste sono solo alcune delle pratiche disumane al giorno d’oggi. Sono considerati schiavi perché non possono decidere liberamente della propria vita, subendo ogni giorno minacce, violenza e controllo. Sono le persone che cuciono i nostri abiti, che raccolgono cotone, frutta, minerali preziosi in tutto il mondo, Italia compresa. Donne e bambine sono le più colpite, circa il 71%. I minori rappresentano il 25% del totale. Tra le diverse forme di schiavitù, molto diffusa è lo sfruttamento nel campo di lavoro. Per esempio, il commercio del cotone è un mercato mondiale grande e molto importante. Uzbekistan e Turkmenistan sono due dei maggiori produttori e, per far fronte alla domanda in costante aumento, i governi hanno legalizzato lo sfruttamento e il lavoro forzato in campo nazionale. Tutto il Paese è chiamato a contribuire fisicamente ed economicamente alla raccolta del cotone. Si giunge così a migliaia di ricatti, facendo sì che uomini, donne e minori non abbiamo alcuna possibilità di scelta. In Italia, purtroppo, è ben noto lo sfruttamento a stampo mafioso di braccianti nei campi agricoli. Subiscono, inoltre, sempre più episodi di questo genere anche i rider, i fattorini che eseguono consegne a domicilio. Ricordiamo la recente notizia di 10 dirigenti di Uber Italy, accusati di truffa sui compensi e costrizione a lavorare in condizioni degradanti. Nel corso degli anni si sono susseguite diverse notizie riguardo allo sfruttamento del lavoro minorile. Ciò riguarda, soprattutto, i Paesi più poveri ed in via di sviluppo, come Asia, America, Europa dell'Est e Oceania. Nike, Puma, Adidas, Reebok sono le aziende più accusate e note. Tra le grandi multinazionali coinvolte nello sfruttamento della mano d'opera minorile, ricordiamo la Coca Cola e la Apple, nelle cui fabbriche in Cina nel 2010 sono stati trovati ben 91 bambini lavoratori. Secondo le ultime stime dell'ILO, sarebbero circa 15,5 milioni i bambini e le bambine che lavorano come domestici in case private e 10,5 milioni in condizioni pericolose e a volte di schiavitù. Oltre il 71% sono bambine che svolgono mansioni come pulire, stirare, cucinare o si occupano di altri bambini o degli anziani. Sono allontanati dalle loro famiglie per dipendere interamente dal datore di lavoro, e sono esposti a violenze fisiche, psicologiche e sessuali, in molti casi per fini commerciali. Non hanno la possibilità di accedere all’istruzione e di conseguenza hanno poche speranze di uscire dalla povertà.

La cosa peggiore è che è molto difficile difendere questi bambini perché il loro lavoro si svolge lontano dagli occhi di tutti e spesso le attività che svolgono non sono riconosciute come lavoro. Serve, dunque, una legge europea per combattere la schiavitù. Infatti, non sono sufficienti le leggi anti-sfruttamento di cui sono dotati i singoli Paesi; è, invece, indispensabile un intervento giuridico comunitario, più efficace nel riformare i settori interessati allo sfruttamento lavorativo. I membri delle Nazioni Unite si sono posti come obiettivo la fine della schiavitù moderna entro il 2030, ma purtroppo ciò appare impossibile poiché il numero di schiavi da liberare ogni giorno sarebbe di circa 10.000 persone per oltre un decennio.

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