Di recente l’attenzione mediatica si è concentrata sull’approvazione della proposta di legge del deputato Alessandro Zan contro l’omotransfobia. L’approvazione di tale DDL rappresenterebbe un passo in avanti non indifferente nell’attuazione dei principi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione: si propone infatti di prevenire e contrastare le discriminazioni per motivi legati all’ orientamento sessuale e all’ identità di genere. Pur ottenuto il consenso della Camera, il cammino verso l’approvazione della legge Zan è ripetutamente ostacolato dalla coalizione di centrodestra; inoltre i continui rinvii della calendarizzazione del disegno di legge in Senato da parte del presidente di commissione leghista Ostellari concorrono all’ esplicitazione della linea del partito di Matteo Salvini, fautore insieme a Giorgia Meloni dell’ideale di famiglia cattolica tradizionale, portando avanti una politica di stampo conservatore e a tratti reazionario. Il presidente di commissione Ostellari non riesce a dissimulare i propri tentativi di ostruzionismo nelle dichiarazioni alla stampa, nelle quali i rinvii particolarmente prolungati vengono attribuiti allo zelo della commissione piuttosto che all’atteggiamento disfattista di Ostellari stesso. Seppure è universalmente noto come i tempi estremamente lunghi della burocrazia italiana paralizzino l’apparato statale, è pur vero che in questa circostanza è l’ingerenza del senatore leghista la causa dei continui ritardi.
Nonostante l’opinione pubblica resti divisa sulla questione, la proposta di legge ha ricevuto grande supporto da parte di diversi personaggi pubblici che non hanno esitato a far sentire la propria voce, tra i quali la coppia Fedez e Chiara Ferragni, Elodie, Mahmood e Gaia. Se gli ultimi tre hanno espresso il loro sostegno postando dei contenuti online, Fedez ha dimostrato grande interesse per la causa invitando lo stesso Alessandro Zan a partecipare ad una diretta Instagram col fine di chiarire i punti principali del disegno di legge. Pur rimanendo l’adesione alla causa una scelta individuale, è innegabile che una presa di posizione così decisa da parte di personaggi tanto influenti sul piano mediatico favorisca la sensibilizzazione della comunità sul tema; spesso infatti si riscontra una trattazione poco accurata per non dire maldestra da parte delle principali testate giornalistiche riguardo ad argomenti simili.
Qualora venisse approvato, il DDL Zan prevedrebbe la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6000 euro per chi commetta atti di discriminazione in base al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alla disabilità; il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istighi a commettere o commetta violenza per i medesimi motivi. È importante ricordare che ogni violenza volta a discriminare verbalmente o fisicamente una minoranza in quanto tale non è mai giustificabile con l’esercizio del diritto di espressione del singolo, con il quale viene spesso erroneamente fatta coincidere. Di conseguenza chiunque sia responsabile di una tale colpa deve essere adeguatamente punito, secondo quanto espresso nell’articolo 3 della nostra Costituzione.
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