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Immagine del redattoreLeonardo Rodolico

Il simbolismo del presepe



Il presepe, un’arte dalla storia centenaria che tutt’ora adorna le nostre case nel periodo natalizio.

Su una mensola, sotto l’albero o allestito in grande, con strutture in sughero, luci e pastori in movimento, ma in qualunque modo esso sia realizzato, rievoca festosamente nelle nostre case e nei nostri pensieri la magia della notte di Natale. Eppure, andando a scavare, a ricercare nella nostra tradizione e cultura meridionale, dietro a quelle statuette colorate si nasconde un’immensità di simboli e significati, molti dei quali dimenticati e sconosciuti ai più. Il presepe, infatti, non ha l’unico scopo di raffigurare la natività, ma vuole raffigurare una società senza tempo, coi suoi vizi e i suoi difetti; ciò gli conferisce un accresciuto significato e fascino:

Il pastore della meraviglia, più noto in Sicilia come “u sbandatu” o “u scantatu ra stidda”, raffigura la paura e in particolare il timore di Dio. Esso, in realtà, è anche assimilabile alla figura del dormiente (l’addormentato), ‘risvegliato’ nel suo stesso sogno. Secondo la “cantata dei pastori”, il dormiente avrebbe sognato la Natività ed al suo risveglio avrebbe raccontato, “meravigliato”, tutto agli altri pastori. Su un piano simbolico questo rappresenta l’intera umanità dormiente e pigra di fronte al Divino. La nostra specie è in grado di avvicinarsi all’eternità, e quindi a Dio, solo nei sogni, quando è inconsapevole e libera dagli schemi logici che la vincolano ai piaceri materiali.

Non possono mancare i pastori (gli umili), che guidano le greggi (i fedeli), verso la capanna o la grotta dove è nato Gesù, dove Dio si è fatto carne. Tra questi spiccano alcune figure: zu Innaru, rappresentato comunemente vicino a un fuoco posto adiacente alla capanna, Gelindo e Alinda, i coniugi proprietari del bue e dell’asinello e Benino e Armenzio, un anziano e un bambino che simboleggiano l’anno nuovo e l’anno vecchio.

I re Magi, come è noto, portano con loro tre doni (oro, incenso e mirra), che simboleggiano la duplice natura di Gesù, quella umana e quella divina; ma sono inoltre all'origine della tradizione che prevede regali e dolciumi ai bambini in occasione dell'Epifania. Difatti, una leggenda racconta che i tre re Magi si fermarono a casa di una vecchietta, che venne invitata a seguirli sino a Betlemme, la vecchia Befana, in un primo momento rifiutò, poi, ripensandoci, si mise in viaggio da sola, perdendosi nel buio della notte ed elargendo doni ad ogni infante, nella speranza che tra quei bimbi ci fosse proprio Gesù.

Oltre ai pastori, nei presepi più elaborati, abbiamo anche i mestieri. Questi, in gran parte rappresentano i mesi dell’anno, ad esempio: il macellaio, gennaio, il ricottaio, febbraio, il venditore di polli, marzo, e così via.

Oppure ritraggono antiche attività tipiche della cultura locale (nei presepi trapanesi, ad esempio troviamo il corallaio). Alcuni mestieri fanno eccezione: il mugnaio, che rappresenta la morte; il falegname, che rappresenta la crocifissione; il vinaio, che rappresenta l’eucarestia, ecc.

Tra tutti i mestieri ce n’è anche uno che ha la funzione di simboleggiare il male, il vizio, il demonio; questa figura è l’oste. La taverna in cui lavora è infatti rimpinzata di figure negative o profane come: “Ciccibacc ncopp a bott”, che simboleggia il mondo pagano; i due compari “zi’ Vicienzo e zi’ Pascale”, avventori della locanda, che simboleggiano la morte e il Carnevale; “Maria ‘a purpetta”, che simboleggia la vendetta. Quest’ultima, infatti, è una cameriera che serve cibi avvelenati (solitamente polpette) ai mariti infedeli che si rifocillano nelle taverne. In realtà l’elemento delle polpette allude ai pasti rituali di scambio tra i vivi e i morti, specie quando con la carne viene servita frutta secca. Questo personaggio ha ispirato la ricetta del Cardone beneventano (polpettone con pinoli).

Un'altra figura femminile molto rilevante, oltre Maria, è la donna incinta o comunque la donna col bambino che simboleggia la “strage degli innocenti”. L’eccidio voluto da Erode, narrato nel Vangelo secondo Matteo, in cui vennero uccisi una moltitudine di bambini a Betlemme, nel vano tentativo di uccidere Gesù.

Ultimi, ma più importanti, sono i personaggi principali: Maria, Giuseppe, il bue e l’asinello. Questi rappresentano gli opposti: uomo e donna, terra e acqua, bene e male, a simboleggiare la lotta dei contrari che porta all’equilibrio del cosmo.

Questi sono i personaggi più importanti o comunque i più comuni; ci sarebbero ancora molte altre figure di cui parlare, ma l’intento del presente articolo è solo quello di incuriosire, di dare attenzione e rilevanza al Presepe; una vera forma d’arte che va preservata, protetta, tramandata.

In un mondo sempre più frenetico e virtuale soffermiamoci un attimo sulle tradizioni, sulle nostre radici, cimentiamoci tutti in quest’arte, perché la tradizione sa essere assolutamente cool!

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