La schiavitù fu universalmente condannata dalla Convenzione di Ginevra nel 1926: questa convenzione prevedeva la soppressione della vendita degli schiavi e l’abolizione di qualsiasi forma di limitazione alla libertà personale.
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Tuttavia, la schiavitù è davvero scomparsa? Se si pensa ai bambini che vengono ancora sfruttati nelle fabbriche dell’Afghanistan o nelle miniere di diamanti della Sierra Leone, e ai fenomeni di caporalato presenti ancora oggi nell’Italia meridionale, è evidente che ancora non può considerarsi del tutto scomparsa. Vista la persistenza di questi fenomeni dobbiamo quindi considerare la schiavitù moralmente giusta? Aristotele, uno dei più grandi pensatori greci, avrebbe risposto in maniera affermativa: “Utile agli stessi schiavi, la schiavitù è giusta”. Secondo il filosofo, infatti, la natura imponeva delle differenze tra gli uomini nati liberi e gli uomini nati schiavi; quindi era moralmente corretto impiegare gli schiavi nei lavori più disparati poiché essi non erano altro che “strumenti animati”. Le parole di Aristotele vennero poi strumentalizzate nel XVI secolo dai sostenitori del movimento guidato da J.G. de Sepúlveda, secondo il quale la schiavitù era moralmente corretta. Questa figura si contrappone a quella di B. de Las Casas che, guidato dai principi del cristianesimo, affermava che tutti gli uomini dovessero essere uguali e liberi. La diatriba tra questi due pensatori nacque in seguito alle condizioni disumane in cui vessavano gli indios nelle piantagioni dell’America Latina. Se alla domanda riguardante la moralità dietro la schiavitù avesse invece risposto Platone, di certo si sarebbe posto in rottura con Aristotele. Secondo Platone, infatti, il lavoro manuale esercitato dagli schiavi non era indispensabile poiché poteva essere svolto anche dagli stessi cittadini e per questo la schiavitù era immorale e superflua. Anche noi oggi, alla stregua di Platone, dopo la Convenzione di Ginevra del 1926, possiamo sicuramente affermare che la schiavitù sia immorale e che gli schiavi non siano degli “strumenti animati” ma dei veri e propri uomini, con una propria identità ed una propria dignità. Eppure, nonostante tutto, non si è ancora riusciti, nel ventunesimo secolo, a sopprimere completamente la schiavitù; ogni giorno, infatti, sentiamo parlare di lavoro minorile, di prostituzione o caporalato, ma la cosa più raccapricciante è che tutti ne siamo a conoscenza e tuttavia nessuno fa qualcosa di concreto per sopprime queste forme di sfruttamento. Ed è a causa di questa indifferenza che la schiavitù si è infiltrata anche nella nostra società moderna ed è riuscita a persistere negli anni continuando a privare gli uomini della loro libertà.
Scritto da: Giuseppe Minando, Martina Santoro
Redazione: Sofia D’Aguanno, Giulia Di Paola, Maria Laura Messineo
https://sites.google.com/site/docsubtitles/diritti-umani/convenzione-sulla-schiavitu-1926
https://scuola.repubblica.it/marche-ascolipiceno-iiscapriotti/2018/09/11/schiavitu-un-tema-antico-ma-di- forte-attualita/
https://it.scribd.com/document/21207692/ARISTOTELE-La-politica-e-la-giustificazione-della-schiavitu
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=17960
http://www.isc-studyofcapitalism.org/jmla/content/view/1716/67/lang,it/
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