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Rodolico Leonardo

Elogio ai libri e alla lettura

Sono Leonardo Rodolico della VH del Liceo Scientifico, sta quasi per concludersi il mio percorso in quest’Istituto; ma, prima di congedarmi, ho voluto scrivere questo elogio dei libri e della lettura, spesso respinti e ripudiati dai giovani. La cosa più importante che ho appreso, che i miei docenti hanno saputo trasmettermi, è proprio la grandezza della cultura, essenza della libertà e della completezza di un uomo.

Grazie ai miei insegnanti ed al Liceo tutto per il meraviglioso viaggio, porterò con me questo bagaglio colmo, ma non pesante!



“UNA MAGNIFICA ODISSEA”


Umberto Eco ha scritto che la lettura è “un’immortalità all’indietro”, bella definizione; io definirei l’esperienza della lettura anche come una “magnifica Odissea”. Noi lettori infatti siamo come tanti Ulisse: eterni sognatori in viaggio alla ricerca di nuove emozioni, di nuove esperienze. Se Dante fosse ancora vivo, probabilmente rivolgerebbe a noi i versi recitati da Ulisse nella Divina Commedia: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Così come Ulisse alzava le vele della sua nave per lasciarsi alle spalle l’isola di Eea, noi lettori, al pari di Dante, “per correre miglior acque”, alziamo le vele del nostro ingegno e compiamo così il “folle volo” descritto nella sua Commedia. Voliamo verso il sapere con le ali della libertà, lasciandoci alle spalle la crudele routine e il nostro piccolo mondo per diventare qualcun altro, per diventare qualcos’altro.

Così come Teseo si avventurò nel labirinto di Dedalo con un filo, ci avventuriamo nel mondo dell’immaginazione dove tutto esiste ma dove allo stesso tempo non esiste nulla; l’unica cosa che ci permette di non smarrirci è quel sottile filo della ragione che ci tiene legati al mondo reale. Certo, potrebbero darci dei codardi perché fuggiamo la realtà per rifugiarci in un covo di illusioni, ma è davvero così? In realtà, noi ci ritiriamo nella lettura per poi tornare ad affrontare i problemi della quotidianità con più pacatezza e saggezza.

È vero che non saremo Spartani alle Termopili, ma i Persiani persero la guerra non tanto per i fendenti di Leonida quanto per la saggezza di Temistocle. Noi siamo pacati viaggiatori, colombe bianche nell’oblio che non vantano la funesta ira di Achille ma la calma del Dalai Lama. Chi legge non userà mai violenza, perché sa che chi colpirà Caino verrà punito per sette volte. Oserei appellare “dormiente Eracliteo” chi definisce i lettori “schiavi dell’illusione”, perché chi ha la presunzione di dire ciò che è vero, in realtà si illude come chi sogna.

Lovecraft diceva che la realtà è un’illusione dei sensi, perché, se la conoscessimo, ci spaventerebbe e ciò dimostra che ancora nessuno è uscito dalla grotta di Platone per osservare il sole. Pertanto non si deve criticare chi legge, definendolo illuso, perché chi lo critica è più illuso di lui. Noi lettori usiamo l’immaginazione per farci strada nella vita, chi non legge invece è in balia della presunzione, tenuto stretto dal saldo pugno di Loki.

Quindi, Cavalieri della tavola rotonda, cercatori del Graal in lotta contro l’ignoranza, non dobbiamo temere le opinioni altrui e dobbiamo combattere i pregiudizi come Orlando combatteva i mori sulle mura di Gerusalemme, perché nessuno potrà tagliarci le ali nel nostro folle volo verso la Luna. Sentiamoci fieri della nostra conoscenza ma non illudiamoci di essere sapienti, non illudiamoci di aver superato con successo le Colonne d’Ercole della nostra mente: fino a quando si avrà la consapevolezza di non sapere, i libri continueranno ad esistere.

Noi “dotti ignoranti” saremo sempre superiori ai falsi sapienti, che potrei definire “matti”, ispirandomi al terzo canto del Purgatorio, che recita: “Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via che tiene una sustanza in tre persone. State contenti, umana gente, al quia; ché, se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria;”

Noi lettori, per quanto a volte risultiamo timidi e insicuri, in realtà siamo valorosi come gli argonauti guidati da Giasone che sbarcarono nelle terre della Colchide alla ricerca del vello d’oro, perché, leggiadri come piume d’oca che cadono dal cielo sparendo all’orizzonte, facciamo sparire il nostro volto dietro a polverosi libri, ricercando tra le lettere il nostro vello d’oro, la conoscenza.

Noi siamo coloro che non si accontentano di “panem et circenses”, perché abbiamo letto del viaggio al centro della terra; noi crediamo nell’impossibile, perché abbiamo letto di Galatea e Pigmalione; noi siamo fabbriche di idee e di concetti, pronti a seguire l’esempio di Giordano Bruno.

Noi c’eravamo quando Paolo baciò Francesca e quando Renzo sposò Lucia, noi c’eravamo quando Ercole sconfisse il leone di Nemea e quando Guglielmo da Baskerville tenne il convegno con i rappresentanti della curia papale; noi ci siamo mentre Kamala Harris è vicepresidente degli USA e mentre il mondo viene fermato dal covid, noi ci saremo quando l’uomo arriverà su Marte e quando useremo le spade laser. Noi siamo ciò che vogliamo, non importa se si tratti di un mago ad Hogwarts, un cavaliere jedi sul pianeta Jabba, né tanto meno uno hobbit nella Terra di mezzo, perché, alla fine, tutti questi siamo noi stessi.

Gioiamo, lettori, perché ci siamo stati, ci siamo e ci saremo fino a quando leggeremo; forse, semplicemente, saremo quel che leggeremo.

Un libro è solo uno specchio distorto e il protagonista del libro è il nostro riflesso. Non esitiamo quindi a leggere, perché ripudiare un libro equivale a rinnegare il proprio riflesso. Ovviamente ognuno è libero di non specchiarsi ma non dovrà lamentarsi se apparirà rozzo: in fondo come può farsi bello un uomo senza usare uno specchio? Senza usare un libro?

Detto questo, viaggiatori, vi auguro una buona navigazione tra i mari della conoscenza, vi auguro di tornar a “rimirare le stelle” risalendo l’inferno, vi auguro di assediare con successo Troia raggiungendo il vostro obiettivo, ma soprattutto, vi auguro una meravigliosa “Odissea”.

Scrivo queste parole a voi lettori, come Seneca scrisse la sua ultima lettera a Lucilio, per tentare di far scoccare la cupidina freccia che colpì Ovidio, per farvi innamorare ancor di più di Calliope e delle altre Muse.

Come potrebbe vivere Romeo senza Giulietta, Amore senza Psiche, la società senza cultura, senza libri?

Comprenderò se non darete peso alle mie parole, ma non importa, in fondo non sono un essere parmenideo dall’infinita sapienza: sono solo un piccolo tarlo, casualmente poggiatosi sulla falce di Demetra (Trapani), il cui unico scopo è cercare libri da divorare.

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