Leggere tra le righe la Divina Commedia
Chi non è stato preda, almeno una volta, della paura? Anche se tutti ne hanno avuto a che fare, è molto difficile dire che cosa sia precisamente un tale aspetto del nostro subconscio. Per darne una corretta interpretazione ci si può affidare a quanto scritto da Umberto Galimberti nel suo “Dizionario di psicologia": “Emozione primaria di difesa, comune al genere umano e animale, provocata da una situazione di pericolo reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia”.
Quello della paura, un’emozione che accompagna l’uomo fin dalla sua nascita, dunque è certamente un ambito molto vasto e che racchiude in sé molte sfaccettature, ognuna diversa dall’altra: dalla paura di sostenere un esame o di prendere un aereo a quella di una malattia o di perdere una persona cara. Sebbene non esista un limite d’età per fare esperienza delle nostre paure, è anche vero però che esiste una fase della nostra vita, ossia l’adolescenza, in cui il nostro essere appare fragile e facilmente influenzabile, in cui i nostri tormenti possono trasformarsi in veri e propri “macigni”, che ci fanno sentire a disagio, spesso trasformandosi in fobie e stati ansiosi, molto frequenti al giorno d’oggi tra i giovani. Spesso ci si interroga su come i ragazzi percepiscano il futuro, sulle loro perplessità e sui loro dubbi. La verità è che gli adolescenti di oggi si ritrovano a vivere la fase evolutiva più instabile della loro vita in una società ancora più instabile, in un mondo in crisi da diversi punti di vista. Dati alla mano, stando a quanto emerge quest’anno dall’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti italiani, realizzata annualmente dall’Istituto di ricerca IARD, emerge come le nuove generazioni siano sempre più preoccupate e disilluse per il proprio futuro, complici la pandemia di Covid-19 e gli ultimi avvenimenti bellici che hanno scosso l’Europa, apparendo meno propense e timorose nell'intraprendere gli studi universitari o inseguire i propri sogni, ma soprattutto duramente colpite a livello psicologico. A tutto ciò si aggiunge anche il gravoso contributo di Internet e dei Social Network, che continuano a propinarci modelli d’estetica e di comportamento, proposti da influencer e blogger, non facendo altro che aumentare le insicurezze e le insoddisfazioni dei giovani d’oggi. Alla luce di queste considerazioni, un collegamento sicuramente appropriato è con il ruolo di Dante all’interno della Divina Commedia. Sappiamo tutti indubbiamente come l’Alighieri sappia trattare con maestria nelle sue opere le più svariate tematiche, da quelle sociali a quelle politico-religiose, cosa che lo rende certamente un poeta universale. Ebbene, Il suo viaggio nel mondo ultraterreno raccontato nella sua Commedia rappresenta il viaggio di ognuno di noi, il viaggio che ogni uomo compie nel corso della propria vita. Il ruolo del poeta come “protagonista” della sua opera consente dunque a tutti di immedesimarsi nella sua figura: Dante è un uomo come tanti e come tutti noi quindi soggetto a turbamenti, dubbi, paure; ad esempio, come confessa egli stesso a Virgilio, prima di addentrarsi con lui all’interno della Selva, quella di non reputarsi all’altezza per affrontare un così insolito e sovraumano viaggio (Inferno, II vv 10-42). Dante quindi sintetizza a pieno tutto ciò che per noi rappresenta l’adolescenza, confidando ai lettori la paura di non riuscire a superare gli ostacoli che gli si presentano, le sue lotte interiori e i suoi dubbi esistenziali. Dante quindi ci invita a porci di fronte a una realtà a noi estranea, guidandoci a una scoperta della nostra vera identità e personalità nel corso del viaggio infernale della vita, altrettanto ricco di insidie e difficoltà. L’invito dunque da fare ai giovani d’oggi, riprendendo un famoso aforisma di Cristoforo Colombo, è quello di avere il coraggio anche “di perdere di vista la riva pur di attraversare l’oceano” e - perché no? – con l’auspicio di trovare ognuno il proprio “Virgilio”, pronto a sostenerlo nel mezzo delle tempeste della vita. Solo così, si potrà veramente “uscir a riveder le stelle”.
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