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Bruno Gramignano

Verde speranza

In questi giorni il mondo intero ha assistito sconvolto alle immagini e ai filmati diventati in poco tempo virali riguardo ai recenti avvenimenti al confine tra Polonia e Bielorussia.



Immagini simboliche, piene di disperazione, di sofferenza e di morte, scene la cui semplice visione riuscirebbe a gettare scompiglio persino nell’animo del più egoista tra gli esseri umani.

La polizia che carica gli immigrati tramite getti d’acqua potenti e gas lacrimogeni; agenti in divisa che pestano, come fossero delle bestie il cui destino è già scritto, persone disperse tra i boschi in cerca di un semplice rifugio in cui passare la notte al riparo dal freddo, dalla fame e da morte certa; l’indifferenza più totale di numerosi abitanti del posto oltre che dei rappresentanti delle istituzioni nei confronti di una tragedia che si sta consumando e che, anche con un piccolo gesto di umanità, potrebbe essere prontamente evitata. Tutte dimostrazioni di quello che è l’odierno modello di accoglienza europeo – e non solo - nei fatti, abbastanza differente da quello predicato a Bruxelles o sui libri di scuola.

In tutto ciò, il cadavere di un bambino siriano di appena un anno di vita è stato ritrovato nella foresta al confine tra le due nazioni, deceduto sicuramente a causa delle pessime condizioni in cui lui ed i suoi familiari sono stati costretti a sopravvivere.



Le istituzioni polacche, in riposta a questo fenomeno, sono riuscite a trovare una soluzione al problema assumendo una posizione assai controversa: nella pretesa di “difendere i propri confini” dallo straniero si è sbattuta la porta in faccia a tutti coloro ai quali andrebbe tesa una mano.

Accanto al governo di Varsavia si sono schierati altri Paesi, europei e non, segno di quella che è l’epoca di buio e mancanza di umanità nella quale stiamo vivendo.

Basta, è finita. È tutto perduto. O forse no.

Forse no, perché lì dove c’è buio c’è e ci sarà sempre luce, una luce verde simbolo di speranza che, custodita all’interno di lanterne, viene posta fuori dalle abitazioni di uomini e donne di buon cuore in segno di solidarietà e come segnale di soccorso.


All’interno di queste dimore coloro che necessitano di aiuto non troveranno manganelli o getti d’acqua bollente ad accoglierli, bensì del cibo, un fuoco per riscaldarsi e gente comune pronta a rischiare tutto pur di salvare la vita dei propri fratelli e delle proprie sorelle.

Questa è una piccola grande lezione di umanità. E per fortuna ci sono anche tra i Polacchi coloro che ce la insegnano.

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