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  • Antonio Jacopo Triscari

NUBIFRAGIO NELLE MARCHE: TRA REALTA’ E CAPRI ESPIATORI

Aggiornamento: 18 set 2022


Il maltempo improvviso e i suoi danni non sono una novità in Italia.

Fiumi esondati, strade che si trasformano esse stesse in fiumi di fango e acqua, con il rischio di nascondere voragini, cavi elettrici scoperti, con persone che erano in strada o sono uscite non rendendosi conto del pericolo. È l’esondazione del fiume Misa, repentina e improvvisa, quella

che sta facendo parlare e che, oltre gli innumerevoli danni, ha causato 10 morti e 4 dispersi.

Era prevedibile che, dopo il caldo e la siccità prolungata di questi mesi, ci si trovasse di fronte a fenomeni del genere; sarebbe sbagliato ed estremamente riduttivo addebitare la colpa di tutto questo ai nubifragi, non bombe d'acqua, termine fuorviante.


Da ormai settanta anni, infatti, in Italia si fa un uso dissennato del territorio; abbiamo decuplicato il costruito, tombato fiumi e torrenti, costruendo là dove non si doveva nell'estremo dispregio della natura, mentre l'allarme degli esperti rimaneva e rimane inascoltato.

L’acqua si dimostra nemica tanto quanto la montagna dalla quale i fiumi portano a valle disastri.Spalano i comuni cittadini italiani, mentre i politici e gli intellettuali parlano.

Quante parole in queste ore per giustificare ciò che giustificabile non è.

"Piove governo ladro".

Si diceva così, quando accadeva qualche disgrazia imprevista e quando non si sapeva, soprattutto, a chi dare la colpa, un capro espiatorio.

Oggi la tendenza è un’altra e tira in ballo ancora il meteo e i continui cambiamenti climatici. C’è l’alluvione: colpa del cambiamento climatico.

C’è invece da capire, andare in fondo alla questione, dove risiede un responsabile, anzi più di uno. In fondo - si sa - la prevenzione non esiste più, l'uomo (incapace di pulire nemmeno più i tombini) non se ne prende cura e pensiero. Da sempre, in gran numero, ministri, capi di governo, presidenti di Regione e sindaci sanno quello che si dovrebbe fare, ma non lo fanno, tanto che poi, due settimane dopo l’alluvione, tutto torna come prima, salvo quando tengono memoria viva per recepire fondi.

Occorre dunque adattarsi a questi fenomeni attuando un deciso cambio culturale che ci faccia uscire da logiche emergenziali, buone ad ogni scadenza elettorale e si mettano in atto decise misure preventive volte a tutelare il territorio italiano, intrinsecamente fragile e quindi estremamente vulnerabile.


Non ci sono scuse, se un'alluvione diventa tragedia, la colpa è solo dell'uomo

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