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  • Immagine del redattoreMartina Spezia

LOTTA PER LA LIBERTÀ: IL CASO DEI PESCATORI MAZARESI

Ormai quasi quattro mesi sono passati dal 1° settembre, giorno in cui i 18 pescatori, originari di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, sono stati sequestrati per ordine del generale libico Khalifa Haftar assieme ai due pescherecci Antartide e Medinea. Tuttavia proprio oggi, mattina del 17 dicembre 2020, è arrivata la notizia che finalmente sono stati liberati e riportati in patria.

Il motivo dell’arresto, per il quale le autorità militari libiche, sotto il controllo del generale Haftar, avevano fermato e arrestato i 18 uomini, inizialmente sarebbe stato quello di aver superato, mentre erano stati intenti a pescare, i confini tra le acque italiane e quelle libiche, oltre alla grave e soprattutto falsa accusa di traffico di stupefacenti, poiché le autorità affermavano di avere trovato anche un carico di droga all’interno delle imbarcazioni.



Ad annunciarlo tramite dei post su Twitter, questa mattina, sono stati per l’appunto il premier Giuseppe Conte assieme al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, i quali sono volati direttamente a Bengasi per concludere finalmente la difficile e turbolenta trattativa e per ufficializzarne la loro liberazione.

Infatti per molto tempo si era di fatto parlato di uno scambio di prigionieri, in quanto il generale Haftar chiedeva, in cambio del loro rilascio, la liberazione e l’estradizione di 4 scafisti arrestati in Italia, ma conosciuti in Libia come calciatori. Questa richiesta aveva scatenato tantissime critiche da parte di molti esponenti della politica italiana, i quali hanno inoltre lanciato accuse contro l’attuale governo e le politiche attuate per i rapporti con gli stati esteri.



Ma nel frattempo le famiglie di questi pescatori, composte da madri, figli, mogli e amici degli uomini, supportatati in tutti i modi dall’intera comunità mazarese e dai sindacati, disperati e in cerca di risposte sulle condizioni dei loro familiari, hanno cercato per mesi e mesi di mantenere alta l’attenzione mediatica e politica sul caso, organizzando diversi presidi e manifestazioni. Perfino papa Francesco, durante una delle sue celebrazioni all’Angelus, ha voluto esprimere la sua preoccupazione e il suo dispiacere, rivolgendo una preghiera per i pescatori ma anche un appello ai politici. Una delle proteste più recenti è stata quella fatta davanti al palazzo Montecitorio, a Roma, in cui ancora una volta, con dolore, le famiglie e i loro cari si sono rivolti al governo per riportare a casa i loro cari.


Questa di certo non sarebbe la prima volta. La storia di questi terribili gesti è davvero lunga, intricata e tremenda. Di notizie su cosiddetti “sequestri”, purtroppo, ne troviamo davvero tante; tuttavia nel caso dei pescatori mazaresi il fatto sconvolgente è stata la durata della loro prigionia e soprattutto la sofferenza che questa ha causato a tutti i conoscenti e familiari delle “vittime”.

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