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Immagine del redattoreEugenia Macchi

LEGGERE INSEGNA A STARE AL MONDO



In questo periodo così difficile e complicato nel quale è così arduo orientarsi, trovare uno scopo e perseverare nel quotidiano, ancora una volta chi può venire in nostro aiuto? Chi può formare il nostro intelletto ed affinare la nostra capacità di giudizio permettendoci di non rimanere esclusi da un mondo che tendenzialmente non include? Ma un libro naturalmente!

I dati purtroppo dimostrano che la lettura non è ancora considerata come parte integrante dell’esistenza di ciascuno, non è ancora un bisogno, ma è semplicemente considerata uno svago neanche troppo accattivante. Infatti i dati Istat confermano questa tendenza soprattutto tra gli adolescenti che preferiscono utilizzare i dispositivi elettronici piuttosto che leggere un libro. Minor tempo dedicato alla lettura determina prestazioni inferiori in termini di pensiero, linguaggio e attenzione, proprio perché la lettura implica un coinvolgimento attivo cui TV e social sicuramente non abituano. Anche gli adulti italiani, però, sono quelli che leggono meno in Europa, allora come potrebbero invogliare i giovani che a loro volta tra mille difficoltà cercano di diventare grandi? In un libro troviamo pensieri originali, parole nuove, storie con le quali entrare in connessione, nelle quali riconoscersi, per poter provare a vivere altre vite e per imparare ad esprimersi in maniera più ricca e articolata. Anche quest’anno, dal 19 al 23 maggio, a Torino, si cercherà di invertire questa tendenza con il 34° Salone Internazionale del libro che si intitolerà “Cuori selvaggi” perché così devono essere i cuori dei lettori, liberi e senza confini. In particolare, quest’anno un ampio spazio verrà dedicato al libro come strumento di pace e di slancio verso l’amicizia tra i popoli. La conoscenza reciproca porterà ad un confronto pacifico tra idee e culture diverse per provare ad immaginare un futuro migliore ed un mondo che sia veramente nuovo, attento, solidale, collaborativo, fraterno e finalizzato al bene comune, perché, finché ci saranno disuguaglianze sarà molto difficile costruire la pace.

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