La nostra salute non può e non deve dipendere solo dalla qualità (e dalla quantità) di cure mediche alle quali ci sottoponiamo, oppure ai farmaci che assumiamo. Questa passa anche dalla prevenzione, dall’attività fisica e dall’alimentazione sana. Prendersi cura del proprio corpo non è solo vanità, anzi, è una forma molto pura di amore per sé stessi e per le persone che sono legate a noi.
Seguire un regime di alimentazione sana ed equilibrata è il modo migliore per salvaguardare la nostra salute, e con ogni probabilità la forma di prevenzione più efficace che esista.
Cattive abitudini alimentari possono causare moltissimi disturbi psico-fisici, oltre ad essere associate in modo ormai evidente a malattie croniche e metaboliche. Infatti, secondo l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – circa ⅓ delle malattie cardiovascolari e dei tumori possono essere evitati grazie ad una alimentazione sana e corretta.
Per questa ragione, nel 2004, ha stilato una Guida contenente la strategia globale su dieta, attività fisica e salute. Le cattive abitudini alimentari dei Paesi industrializzati, in particolare occidentali, così come la malnutrizione nei Paesi sottosviluppati, causano ogni anno l’insorgenza di patologie che stanno affliggendo la nostra epoca e il decesso di milioni di persone. Ci riferiamo all’ipertensione, il diabete mellito di tipo 2, l’obesità e il sovrappeso, patologie epatiche, e alcune forme di cancro, tutte collegate in modo diretto ad un regime alimentare scorretto, all’abuso di sostanze zuccherate, grasse e salate, e alla sedentarietà. L’alimentazione in Italia è stata contaminata negli ultimi decenni da prodotti confezionati, industriali, la cui qualità e l’apporto nutritivo sono discutibili nella migliore delle ipotesi. Ad esempio i distributori che si trovano nella nostra scuola quanto junk food contengono?
Eppure siamo il Paese del buon cibo, della dieta mediterranea, dei prodotti di qualità esportati in tutto il mondo. Ciò nonostante ci nutriamo di alimenti lavorati e semilavorati, all’apparenza sani e nutrienti, ma in realtà vere e proprie bombe caloriche e grasse.
A confermare questo trend, le classifiche relative al tasso di obesità nel mondo e l’Italia purtroppo è tra le prime posizioni in classifica.
Una alimentazione sana va seguita in modo costante, non a fasi alterne, e va associata alla ricerca di cibi e prodotti di qualità, a una attività fisica giornaliera e a una predisposizione al cambiamento.
Colin Campbell dice appunto: “Mangiare nel modo giusto non solo previene la malattia, ma genera anche la salute e un senso di benessere fisico e mentale.”
Bisogna nutrire il proprio corpo in maniera adeguata e non con junk food altrimenti il nostro organismo va in tilt. Molti ritengono che i ragazzi non debbano fare alcun tipo di dieta o altro ma si sbagliano perché è proprio in quell’età che si cresce e in cui bisogna abituare il proprio corpo ad una corretta alimentazione altrimenti ci possono essere conseguenze molto gravi che si stanno già verificando, anche se non se ne parla molto, come ad esempio la childhood obesity (l’obesità infantile).
Obesità in Italia, più diffusa al Sud o al Nord? Tra gli adulti o i bambini?
Obesità e sovrappeso rimangono un rilevante problema di salute pubblica nel nostro Paese. Lo conferma l’ultima edizione del Rapporto sull’obesità in Italia presentato a Milano dall’ IRCCS Istituto Auxologico Italiano, un volume di oltre 400 pagine con più di 40 autori che presenta, oltre al quadro epidemiologico, le diverse opzioni (nutrizionali, riabilitative, psicologiche, farmacologiche e di chirurgia) per la cura dell’obesità, che col tempo sta diventando u problema serio.
Obesità infantile, in Italia uno dei più alti tassi d’Europa
La crescita dell’obesità in età infantile preoccupa da tempo le autorità sanitaria dei paesi dell’Unione Europea. L’Italia, con Cipro, Grecia, Malta e Spagna si colloca tra i paesi con i più alti tassi di obesità infantile. La prevalenza in Italia è pari al 18%, dato che raggiunge il 19% negli adolescenti. Come per gli adulti, si osserva un forte gradiente territoriale nella distribuzione dell’obesità tra la popolazione giovanile con i valori più alti nelle regioni meridionali, come Campania (37,8%), Molise (33,5%), Basilicata (32,4%), Abruzzo, Sicilia e Puglia (31,2%).
L’obesità nei bambini e nei ragazzi è all’origine di problematiche psicologiche e relazionali, spesso anche correlata a problemi psico-sociali come scarsa autostima, bullismo a scuola, subire gravi offese come la parola inglese body shaming (corpo vergognoso), scarso rendimento scolastico, disordini alimentari e depressione. Inoltre sovrappeso obesità in età infantile sono associati a un maggior rischio di insorgenza di numerose patologie croniche nell’età adulta. Evidenze scientifiche riconoscono all’obesità in età preadolescenziale e adolescenziale una forte capacità predittiva della presenza di obesità in età adulta. Si stima che più di un terzo dei bambini e circa la metà degli adolescenti che sono in sovrappeso permangano in questa condizione da adulti. Tutto questo non va bene, i dati appena elencati ci fanno capire quanto sia grave il problema. Studi condotti suggeriscono che questo possa avvenire perché la comparsa precoce ed il proliferare delle cellule adipose in determinati periodi della crescita possono avere conseguenze importanti rispetto al numero e alla dimensione dei depositi di grasso presenti in età adulta.
I dati indicano, però una maggiore prevalenza dell’obesità nel sesso maschile e nelle regioni meridionali
Il rapporto mette in evidenza una differenza di genere e di distribuzione geografica nella
dell’obesità in Italia. Il sovrappeso infatti riguarda maggiormente il sesso maschile (6 uomini su 10) rispetto a quello femminile (4 donne su 10), con un picco di prevalenza tra i 65 e i 74 anni, dove l’eccesso di peso raggiunge il 53% delle donne e circa il 68% degli uomini. Oltre un milione di persone pari al 2,3% della popolazione adulta soffre di grave obesità, definita da un indice di massa corporea, la così detta body mass, pari o superiore a 35. Per quanto riguarda la distribuzione regionale, complessivamente nel nord-ovest e nel centro la prevalenza di obesità rilevata nella popolazione si attesta al 10%, mentre nel nord-est e nelle isole il valore raggiunge l’11,4%, nel sud il 12,4%.
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